Non soltanto da quando veniamo alla luce, ma già dalla vita prenatale
è un continuo susseguirsi di stimolazioni fisiche e psichiche che ci
colpiscono. Attraverso gli anni ci alleniamo inconsapevolmente e fatalmente a
reagire a tali stimoli. Non sempre, però, si riesce a tornare ad uno stato di equilibrio
funzionale, anche quando la causa che lo aveva alterato viene meno.
Basta osservare un neonato mentre dorme o mentre è disteso in braccio
a qualcuno per accorgersi che il nostro corpo sa perfettamente come funzionare
al meglio. Sa usare l’alternanza tra rilassamento e contrazione muscolare,
senza creare tensioni disfunzionali. Per ragioni culturali e soggettive
perdiamo, con l’andar degli anni, queste naturali capacità che un tempo abbiamo
posseduto.
Schultz, neurologo tedesco, diceva: “…Chi osò pensare di volare meglio
degli uccelli, deve da essi anche apprendere a lasciarsi andare, a saper cadere
giù passivamente, a riposarsi nella calma…”(Rilke, da Schulz).
La tecnica di autodistensione da lui elaborata ci consente di
recuperare la nostra naturale capacità di rilassarsi, ristabilendo un
equilibrio a livello psichico e fisico. Training significa allenamento, cioè
apprendimento graduale di una serie di esercizi
particolarmente studiati e concatenati allo scopo di portare
progressivamente al realizzarsi di spontanee modificazioni del tono muscolare,
della funzionalità vascolare, dell'attività cardiaca e polmonare,
dell'equilibrio neurovegetativo e dello stato di coscienza. Autogeno significa "che si
genera da sé" e ciò introduce un’importante differenza tra questo metodo
ed altre tecniche: alla persona viene riconosciuto un ruolo attivo. L’obiettivo
è dunque quello di far sì il soggetto impari una serie di esercizi i quali, una
volta acquisiti, possono essere adoperati in maniera autonoma e in diverse
situazioni della vita quotidiana.
L’efficacia scientifica del Training Autogeno è stata dimostrata da
numerose ricerche condotte fin dall’epoca della sua ideazione e, ad oggi,
numerosi sono i campi di applicazione.
A cura di Sara Gentilesca
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