Ma perché di depressione postparto se ne parla così poco e le mamme si vergognano a chiedere aiuto?
Quando una puerpera manifesta un problema fisico l'iter che compie è molto semplice, va dal medico e chiede aiuto, sa che la malattia non è una colpa. Purtroppo, quando il problema diventa di ordine psicologico, intervengono molti preconcetti che pongono la malattia psichica ad un livello differente da quella organica. Nessuno decide di avere un problema di questo tipo, come nessuno generalmente sceglie di avere un'ulcera. Ma se chiedessimo alle mamme, che soffrono di depressione postparto cosa preferirebbero avere, probabilmente ci risponderebbero la seconda. I disagi emotivi che possono insorgere nel postparto, infatti, procurano alla mamma e a tutta la famiglia oltre che la sofferenza dettata dalla patologia stessa quella risultante dai sensi di colpa.
Un malessere psicologico può manifestarsi in qualsiasi mamma, anche se per alcune il rischio è maggiore. La depressione postparto, se correttamente diagnosticata e trattata, passa, ma spesso necessita dell'intervento di persone esperte e competenti. I famigliari solitamente non hanno le conoscenze per poter aiutare la neomamma anche se le possono essere molto utili per quanto riguarda la prevenzione e il sostegno durante la malattia.
Molte persone famose hanno sofferto di depressione postparto, ultima a dichiararlo è Gyneth Paltrow , mentre da segnalare per l'importante testimonianza letteraria che ci ha fornito e' Brooke Shields, protagonista del film “Laguna Blu”e scrittrice del romanzo autobiografico “E poi venne la pioggia”, nel quale descrive la sua esperienza di depressione postparto, arrivata inaspettatamente dopo i suoi tantissimi tentativi di diventare mamma.
Normalità o patologia?
La depressione postparto va distinta da un normale disturbo dell'emotività, transitorio, che si verifica nell'80-85% delle madri durante la prima settimana dopo il parto. Quest'alterazione dell'umore è chiamata maternity blues o baby blues e comporta pianto, sfiducia in se stesse, umore depresso e ansioso, è dovuta a un fisiologico cambiamento ormonale e solitamente passa nel giro di pochi giorni. Non necessita di un particolare trattamento, ma solamente di una maggior comprensione e vicinanza da parte del partner e della famiglia.
Si differenzia dalla depressione postparto per la gravità dei sintomi, la durata e l'intensità.
Come posso allora valutare se i miei sintomi rientrano nella norma?
Come abbiamo detto solitamente il baby blues non richiede trattamenti specifici, ma è difficile valutarne la gravità a causa della mancanza di strumenti standardizzati che possono stabilirne l 'intensità. Il Maternity Blues richiede un intervento quando il disagio che crea è insopportabile per la mamma e la famiglia o quando il supporto reale o percepito non è sufficiente ad alleviare lo stato di sofferenze della puerpera.
Inoltre è sempre da monitorare quando interagisce con le basilari cure neonatali al bambino o se i pensieri lesionistici verso se stessi o l'infante vanno oltre il semplice “passare momentaneamente per la testa”.
In questi casi, e nel caso in cui il baby blues si protrae per un periodo superiore alle due settimane, il sostegno di persone care è importante, ma è fondamentale richiedere un supporto supplementare a specialisti competenti (a volte basta parlare con l'ostetrica per capire se i sintomi rientrano nella normalità) . Ricorda che nessuno è nel diritto di giudicare e una “brava” mamma si riconosce anche nel chiedere aiuto per se stessa.
Psicosi puerperale
Con psicosi puerperale si intende un disturbo psichiatrico che colpisce circa l'1-2% della popolazione partoriente. Le persone afflitte hanno gravi sbalzi di umore, allucinazioni e deliri e hanno comportamenti irregolari e spesso pericolosi. La disfunzione richiede solitamente un trattamento specifico farmacologico o ospedaliero. Le mamme maggiormente esposte sono quelle che hanno famigliarità con patologie psichiatriche.
Anche la psicosi postparto non è una colpa per cui se ti senti affetta da questi sintomi o se anche solo hai il dubbio di esserlo chiedi aiuto e vedrai che sarai aiutata a vivere serenamente la maternità.
Come puoi aiutarti?
Un malessere psicologico può manifestarsi in qualsiasi mamma, anche se per alcune il rischio è maggiore. La depressione postparto, se correttamente diagnosticata e trattata, passa, ma spesso necessita dell'intervento di persone esperte e competenti. I famigliari solitamente non hanno le conoscenze per poter aiutare la neomamma anche se le possono essere molto utili per quanto riguarda la prevenzione e il sostegno durante la malattia.
Molte persone famose hanno sofferto di depressione postparto, ultima a dichiararlo è Gyneth Paltrow , mentre da segnalare per l'importante testimonianza letteraria che ci ha fornito e' Brooke Shields, protagonista del film “Laguna Blu”e scrittrice del romanzo autobiografico “E poi venne la pioggia”, nel quale descrive la sua esperienza di depressione postparto, arrivata inaspettatamente dopo i suoi tantissimi tentativi di diventare mamma.
Normalità o patologia?
La depressione postparto va distinta da un normale disturbo dell'emotività, transitorio, che si verifica nell'80-85% delle madri durante la prima settimana dopo il parto. Quest'alterazione dell'umore è chiamata maternity blues o baby blues e comporta pianto, sfiducia in se stesse, umore depresso e ansioso, è dovuta a un fisiologico cambiamento ormonale e solitamente passa nel giro di pochi giorni. Non necessita di un particolare trattamento, ma solamente di una maggior comprensione e vicinanza da parte del partner e della famiglia.
Si differenzia dalla depressione postparto per la gravità dei sintomi, la durata e l'intensità.
Come posso allora valutare se i miei sintomi rientrano nella norma?
Come abbiamo detto solitamente il baby blues non richiede trattamenti specifici, ma è difficile valutarne la gravità a causa della mancanza di strumenti standardizzati che possono stabilirne l 'intensità. Il Maternity Blues richiede un intervento quando il disagio che crea è insopportabile per la mamma e la famiglia o quando il supporto reale o percepito non è sufficiente ad alleviare lo stato di sofferenze della puerpera.
Inoltre è sempre da monitorare quando interagisce con le basilari cure neonatali al bambino o se i pensieri lesionistici verso se stessi o l'infante vanno oltre il semplice “passare momentaneamente per la testa”.
In questi casi, e nel caso in cui il baby blues si protrae per un periodo superiore alle due settimane, il sostegno di persone care è importante, ma è fondamentale richiedere un supporto supplementare a specialisti competenti (a volte basta parlare con l'ostetrica per capire se i sintomi rientrano nella normalità) . Ricorda che nessuno è nel diritto di giudicare e una “brava” mamma si riconosce anche nel chiedere aiuto per se stessa.
Psicosi puerperale
Con psicosi puerperale si intende un disturbo psichiatrico che colpisce circa l'1-2% della popolazione partoriente. Le persone afflitte hanno gravi sbalzi di umore, allucinazioni e deliri e hanno comportamenti irregolari e spesso pericolosi. La disfunzione richiede solitamente un trattamento specifico farmacologico o ospedaliero. Le mamme maggiormente esposte sono quelle che hanno famigliarità con patologie psichiatriche.
Anche la psicosi postparto non è una colpa per cui se ti senti affetta da questi sintomi o se anche solo hai il dubbio di esserlo chiedi aiuto e vedrai che sarai aiutata a vivere serenamente la maternità.
Come puoi aiutarti?
- Il tuo “nuovo” ruolo è davvero importante, ma come tutte le nuove esperienze hai bisogno di ambientarti e prendere confidenza con le molteplici novità. Fare la “mamma” non è così istintivo come si crede, come non lo è allattare o calmare il bambino. È necessario concedersi un po' di tempo. Le persone che ci circondano potrebbero non lodarci per quello che stiamo facendo,considerandolo, appunto, naturale. Ricordiamoci noi di farlo! Congratuliamoci per quello che siamo riuscite a fare anziché criticarci per quello che non siamo riuscite.
- “Aiutiamo” il partner ad “aiutarci”. Coinvolgiamolo sin dall'inizio nella cura del bambino e suggeriamogli altri metodi piuttosto che criticarlo quando sbaglia.
- Discuti con le persone vicine come possono esserti utili. Spesso non chiediamo per paura di disturbare, ma non ci ricordiamo quanto a noi avrebbe fatto piacere aiutare qualcuno quando stavamo bene. Chiedere di fare la spesa alla suocera, ad esempio, o ad un amica, non è un disturbo! È importante per farle sentire utili e a noi utile per occuparci del bambino.
- Pianifica un ulteriore sostegno (spesa,lavori in casa, qualcuno che ti tenga in braccio il bambino mentre tu sbrighi le tue cose...)
- Accetta l'aiuto che ti viene offerto. Quando le persone che incontri ti chiedono se hai bisogno di qualcosa...tu rispondi...se vuoi aiutarmi mi fa piacere! Vedrai che troverai tantissime persone che ne saranno felici!
- Considera l'aiuto di una donna delle pulizie qualche ora la settimana (ricorda che il bambino preferisce una mamma felice ad un vestitino nuovo)
- Discuti con il partner cosa l'arrivo del bambino porterà/ha portato nelle vostre vite e ragionate su come dividervi le mansioni domestiche o su come affrontare i problemi che insorgono in questo periodo.
- Cerca di fare il minor numero di cambiamenti nella tua vita (casa nuova,lavoro nuovo) hai già tanti “aggiustamenti”da fare.
- Parlare con qualcun di fidato può essere molto importante. Dovete però scegliere qualcuno che non vi giudica e cerca di comprendervi...spesso le mamme che abbiamo incontrato nel corso preparto vivono le nostre stesse problematiche e ne parlano volentieri.
- Vestiti! Non restare tutto il giorno in pigiama. Lavarsi e prepararsi è un grande passo per l'autostima che in questo momento è fondamentale.
- Fare solo le cose essenziali! Non è necessario in questi giorni pulire tutta la dispensa oppure fare le grandi pulizie di “primavera”...per il momento accontentiamoci di fare piccole cose senza “imbarcarci” in titaniche imprese che potrebbero demoralizzarci.
- Ricorda che una casa perfetta non si sposa con fasciatoio e pannolini.
- Non recuperiamo il tempo perso nelle faccende domestiche quando il bambino dorme. Concediamoci quei momenti per noi stesse...una doccia, un bagno caldo, un buon libro, o semplicemente dormire con lui...
- Prenditi un po di tempo senza il bambino ogni giorno. Magari lascialo 15 minuti al papà vai a farti una passeggiata. Il bambino sopravviverà e si abituerà a stare anche con altre persone. In questo momento lasciare il bambino a qualcun' altro crea molti problemi soprattutto a te. Crediamo che il bambino possa stare male. In realtà siamo noi che non riusciamo a staccarci nemmeno un attimo da lui. Queste piccole pause possono essere molto utili a noi per ricordarci che anche noi esistiamo e al rapporto padre-bimbo.
- Pianifica un po' di tempo sola con il partner per parlare e vivervi qualche momento romantico senza le interruzioni del bambino.
- Ogni bambino ed ogni genitori sono unici. Ascoltare i consigli va bene, ma ricordatevi che solo voi sapete ciò che è meglio per la vostra famiglia.
- Prendetevi cura della salute del bambino portandolo regolarmente dal pediatra (aiuterà a farvi stare tranquille), ma non dimenticatevi della vostra! (una buona dieta,l'attività fisica, il giusto riposo).
- Utilizza qualche tecnica di rilassamento (in questo blog trovi alcuni suggerimenti in merito) e utilizzala quando i senti molto agitata.
- Pensa che le cose diverranno più semplici con il crescere del bambino.
- Non perdere il tuo senso dell'umorismo...può essere molto utile per sdrammatizzare.
- Se tutto ciò non ti aiuta non temere di chiedere l'aiuto di uno specialista: cerca uno psicologo nella tua zona che possa seguirti in orari compatibili con i tuoi impegni di mamma. Volersi bene e voler bene al proprio bambino significa anche capire quando è il momento di chiedere aiuto!
Nessun commento:
Posta un commento