La parola lutto deriva dal latino “lugere“ che significa piangere.
Per lutto s’intende la perdita fisica di una persona significativa con il carico emotivo che implica ed il periodo di tempo che la segue.
L'"elaborazione del lutto" consiste dunque nel lavoro di rielaborazione emotiva dei significati, dei vissuti e dei processi sociali legati alla perdita dell'"oggetto relazionale", ovvero della persona (parente o amico) con la quale si era sviluppato un legame affettivo significativo, interrotto dal decesso della stessa.
Il lutto non è, però, collegato solamente alla morte:
anche quando una persona importante si allontana definitivamente da noi, la situazione psicologica che ci troviamo ad affrontare non è diversa da quella che affrontiamo quando una persona cara muore. Ne deriva che affrontiamo un lutto anche quando viviamo una situazione di separazione coniugale,o in generale quando un progetto di vita condiviso con un partner termina, o quando un impegno importante non prosegue nel tempo.
La nostra vita è scandita da momenti di separazione, dalla nascita in poi. Il distacco è una realtà che sempre ci accompagna, nessuno è immune da questa esperienza e forse mai si è preparati a vivere tale momento. Tuttavia gli addii, i distacchi e le separazioni contengono in loro stessi una componente negativa ma anche positiva, la frattura ed il legame, la fine e l’inizio: bisogna prendere atto del cambiamento ed integrarlo come parte della nostra esistenza per poter rinascere ad una nuova vita.
Quali sono le fasi di elaborazione del lutto?
Diverse sono le variabili che possono influenzare la modalità attraverso cui viene elaborata questa esperienza, che nella maggior parte dei casi viene superata positivamente, ma in casi più difficili può assumere dei risvolti patologici. Diversi studi svolti da John Bowlby hanno permesso di suddividere le fasi del lutto in 4 momenti:
1) Nella prima fase, detta del torpore, è presente un senso di stordimento e protesta. Vi può essere un immediato rifiuto per l’accaduto e la presenza di crisi di rabbia e di dolore. Questa fase può durare più giorni e può interessare la persona per tutta la durata del processo di lutto.
2) Nella seconda fase, chiamata dello struggimento, può esser presente un intenso desiderio e ricerca della persona deceduta; in alcuni momenti è come se questa fosse ancora in vita. A livello psicologico è caratterizzata da un senso di irrequietezza. Questa fase può durare alcuni mesi.
3) Nella terza fase si presenta un senso di disorganizzazione e di disperazione; la realtà della perdita comincia ad essere accettata, e la persona affranta sembra essere chiusa in se stessa, apatica e indifferente. Spesso si verificano insonnia, calo di peso e la sensazione che la vita abbia perso il suo significato. Il ricordo della persona scomparsa diviene costantemente presente, come anche un senso di delusione quando ci si rende conto che ciò che resta sono solo ricordi e che niente potrà cambiare ciò che è accaduto.
4) Nella quarta e ultima fase avviene una riorganizzazione della propria vita. Gli aspetti acuti del dolore cominciano a ridursi e si comincia ad avvertire un ritorno alla normalità. La persona deceduta viene ora ricordata con un senso di gioia, ma anche di tristezza, e la sua immagine viene vissuta internamente.
Allo stesso modo, anche nel caso di una separazione, dopo una prima fase di ripiegamento su di sé, necessaria da attraversare, si strutturerà un nuovo progetto di vita, all'interno del quale l’esperienza vissuta si sarà sedimentata in noi: di essa avremmo imparato a cogliere tutti quegli aspetti che ci possono arricchire.
Perché si realizzi una risoluzione del lutto positiva, occorre riuscire ad assimilare l’esperienza dolorosa nella nostra storia di vita, altrimenti le emozioni non elaborate e soffocate, allontanate dalla nostra coscienza, prima o poi, reclameranno il loro diritto ad essere riconosciute ed il passato diventerebbe l’unica lente attraverso la quale guardare al presente e al futuro.
Dobbiamo divenire capaci di trasformare l’affetto e l’amore per la persona in presenza, in affetto e amore per la persona in assenza.
Quando il lutto assume caratteristiche patologiche?
Se l’elaborazione del lutto è, dunque, un processo normale, essa ha un suo esito positivo quando riconosciamo e diamo voce al dolore che ci ha raggiunti, quando lo condividiamo e permettiamo che qualcuno lo accolga e, dunque, quando troviamo attorno a noi sostegno, ascolto ed empatia.
Diventa patologico o complicato quando la sperimentazione di sentimenti di tipo depressivo è molto intensa e si prolunga nel tempo.
Fonti:http://spazio-psicologia.com/psi/lutto/elaborazione-del-lutto/
http://it.wikipedia.org/wiki/Lutto
http://www.psicologi-italia.it/psicologia/varie/795/elaborazione-del-lutto.html
Diverse sono le variabili che possono influenzare la modalità attraverso cui viene elaborata questa esperienza, che nella maggior parte dei casi viene superata positivamente, ma in casi più difficili può assumere dei risvolti patologici. Diversi studi svolti da John Bowlby hanno permesso di suddividere le fasi del lutto in 4 momenti:
1) Nella prima fase, detta del torpore, è presente un senso di stordimento e protesta. Vi può essere un immediato rifiuto per l’accaduto e la presenza di crisi di rabbia e di dolore. Questa fase può durare più giorni e può interessare la persona per tutta la durata del processo di lutto.
2) Nella seconda fase, chiamata dello struggimento, può esser presente un intenso desiderio e ricerca della persona deceduta; in alcuni momenti è come se questa fosse ancora in vita. A livello psicologico è caratterizzata da un senso di irrequietezza. Questa fase può durare alcuni mesi.
3) Nella terza fase si presenta un senso di disorganizzazione e di disperazione; la realtà della perdita comincia ad essere accettata, e la persona affranta sembra essere chiusa in se stessa, apatica e indifferente. Spesso si verificano insonnia, calo di peso e la sensazione che la vita abbia perso il suo significato. Il ricordo della persona scomparsa diviene costantemente presente, come anche un senso di delusione quando ci si rende conto che ciò che resta sono solo ricordi e che niente potrà cambiare ciò che è accaduto.
4) Nella quarta e ultima fase avviene una riorganizzazione della propria vita. Gli aspetti acuti del dolore cominciano a ridursi e si comincia ad avvertire un ritorno alla normalità. La persona deceduta viene ora ricordata con un senso di gioia, ma anche di tristezza, e la sua immagine viene vissuta internamente.
Allo stesso modo, anche nel caso di una separazione, dopo una prima fase di ripiegamento su di sé, necessaria da attraversare, si strutturerà un nuovo progetto di vita, all'interno del quale l’esperienza vissuta si sarà sedimentata in noi: di essa avremmo imparato a cogliere tutti quegli aspetti che ci possono arricchire.
Perché si realizzi una risoluzione del lutto positiva, occorre riuscire ad assimilare l’esperienza dolorosa nella nostra storia di vita, altrimenti le emozioni non elaborate e soffocate, allontanate dalla nostra coscienza, prima o poi, reclameranno il loro diritto ad essere riconosciute ed il passato diventerebbe l’unica lente attraverso la quale guardare al presente e al futuro.
Dobbiamo divenire capaci di trasformare l’affetto e l’amore per la persona in presenza, in affetto e amore per la persona in assenza.
Quando il lutto assume caratteristiche patologiche?
Se l’elaborazione del lutto è, dunque, un processo normale, essa ha un suo esito positivo quando riconosciamo e diamo voce al dolore che ci ha raggiunti, quando lo condividiamo e permettiamo che qualcuno lo accolga e, dunque, quando troviamo attorno a noi sostegno, ascolto ed empatia.
Diventa patologico o complicato quando la sperimentazione di sentimenti di tipo depressivo è molto intensa e si prolunga nel tempo.
Fonti:http://spazio-psicologia.com/psi/lutto/elaborazione-del-lutto/
http://it.wikipedia.org/wiki/Lutto
http://www.psicologi-italia.it/psicologia/varie/795/elaborazione-del-lutto.html
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