Scritto da: Dott.ssa Sara Gentilesca
Se state leggendo questo articolo e vi definite persone
timide, mi preme innanzitutto sottolineare che la timidezza di per sé non è un
problema: il mondo ha bisogno di persone tranquille, sensibili, riservate.
Nessuno dovrebbe però soffrire o limitare la propria vita a causa della paura. L’ansia
è infatti una delle sensazioni che più frequentemente tormenta le persone
timide. Ma la buona notizia è che di tutte le patologie psicologiche l’ansia è
quella da cui si riesce a guarire più facilmente.
Ma cosa è l’ansia?
L’ansia è un’emozione universale che, di per
sé, non sarebbe inadeguato provare poiché rappresenta una parte necessaria
della risposta allo stress. Essa rappresenta, infatti, un meccanismo di
difesa volto ad anticipare la percezione del pericolo prima ancora che si sia
chiaramente manifestato, mettendo in moto i meccanismi fisiologici che
spingono, da un lato all'esplorazione per individuare il pericolo ed
affrontarlo nella maniera più adeguata e, dall'altro, all’evitamento, alla fuga.
È per questo che tutti noi ne abbiamo esperienza diretta e siamo così in grado
di comprendere immediatamente l’ansia degli altri e di immedesimarci nel loro
stato d’animo.
Nello specifico, quando si parla di timidezza, il tipo di
ansia a cui si fa riferimento è la cosiddetta ansia o fobia sociale, intesa
come un’ esperienza di apprensione o
preoccupazione che nasce dalla possibilità, reale o immaginaria, di essere
valutati o giudicati in qualche modo dagli altri.
Secondo il DSM-IV, il Manuale statistico-diagnostico dei
disturbi mentali, una persona affetta da ansia sociale:
- manifesterà paura significativa e persistente in situazioni sociali in cui possono manifestarsi disagio o rifiuto
- sperimenterà reazioni fisiche immediate causate dall'ansia di fronte a situazioni sociali temute
- si renderà conto che le sue paure sono enormemente esagerate, ma si sentirà impotente a fare qualsiasi cosa
- cercherà di evitare ad ogni costo le situazioni che spaventano.
Le statistiche ci dicono che in Occidente 400.000.000 persone
accusano disturbi d’ansia. Sono in leggera prevalenza donne in una fascia d’età
compresa fra i 30 e i 50 anni. Le categorie più colpite sono i lavoratori dipendenti,
i genitori, i manager e i giovani in cerca di primo impiego. In Italia ne
soffrono 16 persone su 100 e i grandi ansiosi sarebbero tra il 5% e l’ 8% della
popolazione. In particolare il 21% dei ragazzi fra gli 8 e i 17 anni soffre di
qualche forma d’ansia specifica o generalizzata. Il 15% dei bambini di 6-7 anni
soffre di forme ossessivo-compulsive.
Come si manifesta l’ansia sociale? Le persone che soffrono di
ansia sociale sono tormentate, innanzitutto, da pensieri negativi e dubbi su se
stessi del tipo: “Ho un buon aspetto? Sarò vestito in modo adeguato? Saprò
cosa dire? Sembrerò stupido? E se gli altri notano il mio nervosismo? Cosa farò
se le persone pensano che sono troppo tranquillo?
Inoltre, molte
persone non si rendono conto che l’ansia può essere accompagnata da un vero e
proprio disagio fisico: fiato corto, senso di costrizione al torace, battiti
cardiaci accelerati, formicolio, nausea, tremori, vertigini, sudorazione, rossore
al volto. Alcuni possono sperimentare un attacco di panico in situazioni in cui
percepiscono un impeto di paura, così che i sintomi fisici descritti si
manifestano contemporaneamente. Mantenere il corpo in uno stato di continuo allarme
impone pesanti sacrifici e può provocare affaticamento cronico, tensione
muscolare e disturbi del sonno.
Infine, dato che per gli esseri umani è naturale cercare di
evitare il dolore e la sofferenza, le persone affette da ansia sociale
modificano il loro comportamento al fine di ridurre la probabilità di trovarsi
in situazioni che ritengono dannose per loro. Ciò potrebbe significare non
recarsi mai ad una festa, avere pochi amici, non iniziare mai un rapporto
intimo, accontentarsi di un lavoro al di sotto delle proprie capacità. Come
verrà di seguito descritto, cercare di evitare le situazioni, se da un lato
porta un sollievo a breve termine, risulta allo stesso tempo nocivo sul lungo
periodo, in quanto impedisce di realizzare che, in realtà, si può imparare a
gestire l’ansia e ad affrontare le paure.
Come superare l’ansia sociale? Abbiamo visto come l’ansia si
manifesti a livello fisico, dei pensieri e dei comportamenti. Imparare a
gestire l’ansia richiede quindi di lavorare a questi tre livelli.
Il primo passo fondamentale verso il superamento dell’ansia
sociale è il seguente: praticare l’accettazione.
Accettare significa guardare noi stessi per come siamo, senza giudicare.
Non vuol dire arrendersi, in quanto l’accettazione non preclude la possibilità
di migliorare.
Uno dei motivi per cui non riusciamo a tollerare il nostro
lato tranquillo è perché non corrisponde all'idea culturale dell’ambiente in
cui viviamo. E’ tipico della cultura occidentale il pensare che lottando contro
qualcosa sia possibile esercitare un controllo efficace. Per la filosofia
orientale, invece, l’accento è posto sul “seguire il flusso”, non sull'opporre
resistenza. Abbiamo quindi l’illusione che dicendoci: “Tirati su»”, “reagisci”,
“muoviti”, qualcosa cambi, ma in realtà l’ansia aumenta. Allora occorre
piuttosto dirsi : “Oggi mi accetto esattamente per come sono”.
Il secondo passo riguarda il riconoscere i pensieri. Ognuno di noi parla a se stesso, occorre
dunque diventare consapevoli del flusso costante di “autodialogo”. In
particolare, chi è predisposto all'ansia tende:
-
ad essere più indulgente con gli altri che con
se stesso;
-
a fare con maggiore frequenza pensieri negativi;
-
a generalizzare: “non faccio mai niente di buono”,
“non ne faccio una giusta”;
-
ad essere più incline al pensiero catastrofico (es.
“sarà un disastro”);
-
ad attribuire i propri successi al caso/alla
fortuna e i propri fallimenti a se stessi, oppure gettare la responsabilità dei
propri insuccessi sugli altri “il professore ce l’ha con me”, incrementando in
questo modo la percezione di non controllabilità della situazione.
Abbiamo poi messo in evidenza il fatto che l’ansia abbia
delle tipiche manifestazioni a livello fisico. Apprendere e praticare con
regolarità delle tecniche di
rilassamento risulta dunque molto utile al nostro scopo. Lungo il mio
percorso professionale mi sono specializzata in tecniche di rilassamento e di
gestione dello stress. Vi rimando dunque alla sezione dedicata del mio blog Tecniche di Rilassamento e di Gestione dello Stress.
Il terzo passo fondamentale è: l’affrontare le proprie paure. Abbiamo sottolineato come l’evitamento
delle situazioni sia una strategia che sicuramente consente di attenuare l’ansia
nel breve termine, ma assolutamente disfunzionale per risolvere il problema.
Occorre dunque pianificare una sequenza efficace di azioni che, con gradualità,
vi consenta di affrontare le situazioni temute. Questo processo si chiama “esposizione”
e viene efficacemente praticato in terapia anche con l’ausilio di tecniche
immaginative e di visualizzazione guidata.
Se vuoi saperne di più
puoi utilizzare questo spazio o la mia email personale (saragentilesca@gmail.com)
per domande e approfondimenti.
BIBLIOGRAFIA
Markway B.G., Markway G.P., Vincere l’ansia e la timidezza,
Edizioni Mediterranee, 2006.
Orr F., Vincere la timidezza, TEA, 2001.
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