martedì 5 marzo 2013

La paura dei cambiamenti

Vi segnalo questo interessante articolo, pubblicato su http://www.attacchi-di-panico.net/panico_cambiamento.htm, che tratta del cambiamento e di come l'insorgenza di stati d'ansia e di panico possa essere associata a momenti di passaggio. Buona lettura!
Dott.ssa Sara Gentilesca


In genere ogni uomo è chiamato, lungo la propria esistenza, ad affrontare dei cambiamenti di vario tipo: professionali, affettivi o biologici che siano, essi rappresentano certamente una sfida importante e talvolta producono un alto livello di ansia. Da uno studio effettuato su un campione di 394 soggetti emerse che gli eventi più stressanti per un individuo risultavano essere i cambiamenti come la morte di un coniuge, il divorzio, o la separazione; cioè tutte quelle circostanze in cui avviene un distacco e siamo in qualche modo costretti a riorganizzare la nostra esistenza. Generalmente l’esordio del disturbo di panico avviene
proprio all'interno di un contesto di cambiamento di vita come l’inizio di una nuova attività, l’iscrizione ad un’Università, un trasferimento in un’altra città, o anche alle soglie di un matrimonio. Momenti in cui gli abituali stili di vita possono cambiare radicalmente, segnando un passaggio nella storia dell’individuo, e portando in sé la paura del nuovo. Una delle caratteristiche dei resoconti di chi soffre di attacchi di panico è quello di essere caratterizzati da una descrizione stereotipata del periodo precedente all'insorgenza del disturbo: come se ci fosse una linea ben marcata che segna la differenza tra lo stare perfettamente a posto e il cadere nella patologia. È come se l’individuo si rifugiasse in una dimensione che ha più a che fare con il mito che con gli avvenimenti passati; descrive porzioni della propria esistenza in espressioni lapidali: un’infanzia serena e spensierata, un’adolescenza turbolenta, una vita integerrima: queste ricostruzioni storiche però sono spesso traballanti ed impediscono ogni possibilità di vera comprensione. Quale che sia il cambiamento da affrontare è bene prendere in considerazione la considerazione secondo cui nulla rimane lo stesso ad aeternum, eppure non è difficile cadere nella trappola mentale di elogiare un qualche tempo passato in cui tutto sembrava andare perfettamente: i bei tempi andati. Quando ci sentiamo bloccati dobbiamo capire che è impossibile che ciò che è nuovo non invecchi, che ciò che è funzionante non s’inceppi, che tutto rimanga uguale a prima. Ecco perché Pier Paolo Pasolini scriveva in degli splendidi versi che “Solo l’amare, solo il conoscere conta, non l’aver amato, non l’aver conosciuto. Dà angoscia il vivere di un consumato amore. L’anima non cresce più”. Ebbene, sono tanti che si appassionano ai “consumati amori”, a tutto ciò che è passato, vivendo in maniera inconsapevole il presente: quando il passato viene utilizzato come punto d’appoggio per svalorizzare il momento attuale allora sappiamo di stare commettendo un pericoloso sbaglio poiché ci si lascia sfuggire tutte quelle occasioni che sono davanti ai propri occhi. Erich Berne, padre della analisi transazionale, descriveva questa sorta di autoinganno attraverso l’analisi del mito della bella addormentata nel bosco: la principessa si addormenta punta da un fuso, ma dopo tanti anni il principe la bacia e lei si sveglia e vissero felici e contenti; con l’unico piccolo particolare che nella realtà la principessa ha vent’anni di più, e li ha persi dormendo. Quella della perdita è un tema scottante e molte volte una delle principali motivazioni per cui si intraprende un’analisi coincide con l’esigenza di ritrovare un determinato momento in cui si sente di aver vissuto pienamente certi aspetti della propria esistenza: momenti che difficilmente possono essere ritrovati poiché fanno parte della storia irripetibile di ogni individuo. Ciò che è necessario capire in questi casi è che indispensabile volgere lo sguardo verso il futuro focalizzando l’attenzione sulle proprie possibilità evolutive; ma per fare questo dobbiamo avere la capacità di saper guardare al nostro passato capendo il modo in cui lo si utilizza; questo permette di ritrovare un nuovo equilibrio e l’accettazione di nuove forze in campo: per dirla con le parole dell’antico filosofo greco Eraclito, scoprire che “Panta rei”, tutto scorre. Non è un caso che la stessa psicologia dell’età evolutiva si occupi non solo dei bambini, ma di ogni fascia di età poiché ogni individuo si trova sempre in un processo di evoluzione e di trasformazione. Sono i cosiddetti passaggi che ogni uomo è chiamato ad attraversare: accanto ai cambiamenti biologici vi sono cambiamenti psicologici che non possono essere che alimentati dalle proprie scelte di vita. Così come il bambino piccolo impara a camminare reggendosi sulle sue gambe ed abbandonando il procedere a carponi così a livello psicologico diventa importante potersi reggere proprie gambe e contare sulle proprie forze. Quello del passaggio diventa un tema fondamentale, anche se spesso è costellato di difficoltà ed imprevisti: sono i momenti in cui è necessario rischiare la nostra personalità ed accettare la sfida. Non tutti sono disposti a fare questo, e non è un caso che culturalmente si sia spostata l’età dell’adolescenza ad un tempo riservato agli adulti: adolescenza come terra di mezzo, come quando “non sei né carne né pesce”. È forse proprio in queste rinascite dettate dal cambiamento che l’individuo può avvertire con maggior impeto la propria fragilità e la paura davanti alla vita. Ad un tratto è come se si dovesse fare un grande salto nel vuoto, ma ciò di cui possiamo essere certi è che questi salti nel vuoto non sono un rischio reale, ma consentono una qualità della vita totalmente diversa. Non è difficile incontrare persone che si sono negate questi passaggi, continuando con noncuranza a condurre la vita di sempre, rimanendo fedele alla stesse premesse iniziali. Sono poi quelle stesse persone che finiscono per accettare tutta una serie di compromessi dolorosi con la faticosa sensazione che “così è la vita”. Ed allora riconoscere, per dirla con le parole di Philippe Petit funambolo e scrittore, che “I limiti esistono soltanto nell’anima di chi è a corto di sogni”, vuol dire tradurre la propria vita in un’arte dell’essere. Occorre, insomma, attivarsi per poter ridecidere della propria esistenza, riaprendo le porte alla fantasia, alla creatività tenendo viva la fiamma della propria energia vitale.

Dott. Marco Ventola

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