venerdì 4 gennaio 2013

I sogni son desideri... oppure no?


A cura di Sara Gentilesca

Gli antichi ritenevano che il sogno fosse un messaggio degli dei, una manifestazione derivante dal potere divino o dalle forze del demonio, e che il suo contenuto fosse in relazione con il loro sapere o con le loro intenzioni. 

Nell’antica Grecia sognare era considerata un’attività di grande dignità, a cui veniva attribuita una funzione profetica e risanatrice: nelle cosiddette “grotte dei sogni” le persone che presentavano sintomi di malattie mentali rimanevano a lungo a sognare, per poi
riferire le loro visioni ai sacerdoti da cui ricevevano insegnamenti finalizzati ad aiutare l’individuo ad apprezzare la realtà e a vederla con occhi diversi, in una sorta di versione rudimentale della moderna psicoterapia. 
Esempi di sogni divenuti celebri li troviamo anche nella Bibbia, dove l’attività onirica assume per lo più un valore profetico o rivelatore di verità divine.

La convinzione secondo la quale i sogni siano messaggi da decifrare è dunque molto antica, ma risale a Sigmund Freud il merito di avergli conferito dignità scientifica con la sua teoria psicoanalitica sull’interpretazione dei sogni. Freud riteneva che i sogni fossero scatenati da desideri inaccettabili repressi e che ne fossero la realizzazione in forma allucinatoria e mascherata. Il cosiddetto “contenuto onirico manifesto”, ovvero la situazione che appare in sogno, rappresenterebbe un compromesso tra desideri infantili rimossi e censura applicata dal Super-Io, descritto dallo stesso autore come l’interiorizzazione di codici di comportamento, di divieti e di schemi di valore.

Sebbene la teoria freudiana dei sogni sia molto diffusa nella nostra società, non vi sono dati empirici convincenti a suo sostegno, così che oggi anche molti psicoanalisti trovano discutibili alcuni dei punti teorizzati dal padre della psicoanalisi. Raramente, infatti, i sogni riguardano la soddisfazione dei desideri: essi possono aiutare a ricostruire alcuni processi intrapsichici più ampi, mettendo in luce aspetti conflittuali o strutturali, e possono assumere un ruolo importante nella guida interiore del soggetto per la propria reintegrazione psichica.

Rivisitazioni successive dell’originaria teoria freudiana hanno portato ad affermare che i sogni posso essere considerati come il risultato di un complesso processo di pensiero che si svolge durante il sonno. Attraverso i sogni vengono elaborate delle informazioni, proprio come avviene nelle situazioni di veglia.

Nei sogni vengono utilizzate due modalità cognitive: quella linguistica e quella più legata ad immagini e sensazioni. Queste due modalità compaiono sotto forma di "immagini sensoriali" le quali, secondo il loro ordine sequenziale, esprimono un significato. L'ordine sequenziale, come in un film, descrive le preoccupazioni e i tentativi di risolvere i problemi della vita quotidiana del sognatore. Dunque le immagini del sogno vengono scelte non in quanto sostituti mascherati di qualcos'altro, come sosteneva Freud, ma piuttosto perché costituiscono il miglior linguaggio iconico di cui in quel momento il sognatore dispone per esprimere il suo pensiero.
Soprattutto i sogni REM, che sono i più ricchi di immagini, possono essere un'esperienza emotivamente molto intensa.

Ma a che cosa servono i sogni? Sì può affermare che i sogni contribuiscano a consolidare e ad organizzare la struttura psicologica dell'individuo, in quanto permettono di raggiungere nuove prospettive e, attraverso le immagini, possono proporre nuove modalità di comportamento. Come affermato da Levin: "In generale i dati sperimentali hanno dimostrato che il sonno REM, e l'attività onirica in particolare, ha un'utilità funzionale nel consolidare, integrare e elaborare l'informazione affettiva carica, in genere di qualità conflittuale o negativa. In oltre un incremento del sonno REM e dell'attività onirica pare associato alla capacità di usare efficacemente la fantasia e di impegnarsi nel pensiero creativo e in un processo di problem solving."

Il significato dei sogni suscita in molti grande curiosità. Un sogno può essere un pensiero relativamente semplice senza ulteriori significati, oppure può dare un'interpretazione completa della vita del sognatore compresi traumi, cambiamenti e condizioni attuali. Questo è possibile perché quando sogniamo, usiamo e mettiamo in luce i nostri modelli primari di organizzazione del nostro mondo.
A ciò si aggiunge il fatto che i sogni possono essere influenzati dagli stimoli presenti durante il sonno. E’ esperienza piuttosto comune il rendersi conto, al risveglio, di aver trasferito all’interno di un sogno le impressioni sensoriali notturne, con il suono della sveglia o la sensazione di sete.

Altra esperienza diffusa sono i sogni ricorrenti, ovvero quei sogni che ritornano periodicamente in alcuni periodi della propria vita e che, in certi casi, sono proprio caratteristici di una determinata fase dell’esistenza.

Erich Fromm affermava: “Particolarmente interessanti e significativi sono quei sogni ricorrenti che alcune persone dicono di fare da molti anni, talvolta fin dove può giungere il loro ricordo. Questi sogni generalmente esprimono il tema principale, il motivo conduttore, della vita di una persona, e sono spesso la chiave per riuscire a comprendere la sua nevrosi o l'aspetto più importante della sua personalità. A volte il sogno rimane invariato, a volte ci sono cambiamenti più o meni lievi, che sono il segno del progresso nella psicologia del sognatore - o del suo peggioramento, a seconda dei casi.”

I sogni ricorrenti possono essere portatori di aspetti preponderanti della nostra vita in quel particolare periodo, quale una difficoltà ad affrontare una specifica situazione, un bisogno, qualcosa che dobbiamo cambiare. “I sogni ricorrenti indicano l’esistenza di un problema irrisolto e, la misura in cui i sogni restano immodificati coincide con la misura in cui il sognatore non riesce a risolverlo”, sosteneva C. Rycroft.

Spesso i sogni ricorrenti sono incubi, o comunque accompagnati da sensazione di disagio, incertezza o paura. Annotare i propri sogni su un diario può essere d’aiuto nell’iniziare ad acquisire maggiore consapevolezza dei significati a cui rimandano e nel riconoscere regolarità ed elementi di contatto con i vissuti che segnano un determinato momento della vita.


Bibliografia:

Freud Sigmund, L'interpretazione dei sogni, Bollati Boringhieri, 1985
Fromm Erich, Il linguaggio dimenticato: la natura dei miti e dei sogni, Bompiani, 1994
Rycroft Charles, L'innocenza dei sogni, Laterza, 1980

http://guide.supereva.it/sogni/interventi/2005/10/231222.shtml

http://guide.supereva.it/sogni/interventi/2006/04/250814.shtml

http://www.ilcounseling.it/il%20sogno%20-%20natalini.pdf

http://www.psychomedia.it/cpat/articoli/43-fosshage.htm







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